Riporto il testo di un interessante scritto di Sant'Alfonso Maria de Liguori, rivolto ad una ragazza in ricerca vocazionale. Il tono appassionato ed evangelico è tipico di questo grande vescovo cattolico. Preciso solamente che per agevolare la lettura ho tradotto i termini desueti e ho eseguito alcuni piccoli ritocchi. Il titolo originale della lettera è: "Avvertimenti ad una donzella che sta in dubbio dello stato che ha da eleggere".
Sorella benedetta, voi state deliberando quale stato di vita dovrete prendere. Io vi vedo agitata, perché il mondo vi vuole per sé con prender marito; anche Gesù Cristo vi vuole per sé con farvi monaca in qualche monastero osservante. Badate che da questa decisione che dovete prendere dipende la vostra salvezza eterna; quindi vi raccomando di pregare ogni giorno il Signore: e cominciate a farlo adesso che leggete il presente scritto, affinché vi dia luce e vigore di eleggere quello stato che è più giovevole a salvarvi; affinché non abbiate poi a pentirvi dell'elezione fatta per tutta la vostra vita e per tutta l'eternità, quando non vi sarà più rimedio all'errore. Esaminate poi che cosa può meglio giovarvi e rendervi felice: se l'avere per vostro sposo un uomo di terra o Gesù Cristo figlio di Dio e re del cielo; riflettete su chi di costoro vi pare sposo migliore e quello eleggete. La vergine s. Agnese era di tredici anni, e perché era bellissima, si vedeva amata da molti: fra gli altri si presentò a volerla per sposa il figlio del prefetto di Roma; ma ella pensando a Gesù Cristo, che la voleva per sé, rispose a quello: Io ho trovato uno sposo che è migliore di voi e di tutti i re della terra; quindi non posso cambiarlo con altri. E per non cambiarlo preferì perdere la vita a quella tenera età, e morì contenta, martire per Gesù Cristo. Lo stesso rispose la santa vergine Domitilla al conte Aureliano che era un gran signore; ed anch'essa morì martire, bruciata viva per non lasciare Gesù Cristo. Oh quanto si trovano adesso contente in cielo queste sante fanciulle per aver fatta questa buona elezione, e saranno contente per tutta l'eternità! La stessa beata sorte capiterà a tutte le ragazze che lasciano il mondo per darsi a Gesù Cristo. Esaminate poi le conseguenze dello stato di chi elegge il mondo e di chi elegge Gesù Cristo. Il mondo vi offre i beni della terra, robe, onori, spassi e piaceri. Gesù Cristo al contrario vi presenta flagelli, spine, obbrobri e croci, giacché questi furono i beni che egli scelse per sé in tutti i giorni che visse su questa terra; ma vi offre poi due beni immensi che non può darvi il mondo, cioè la pace del cuore in questa vita ed il paradiso nell'altra. Inoltre, prima che decidiate quale stato prendere, è necessario che pensiate che l'anima vostra è eterna, e quindi dopo la presente vita, che presto finisce, nell'istante della morte dovrete passare all'eternità, in cui, entrata che sarete, vi sarà dato quel luogo di pena o di premio che avrete meritato con le opere della vostra vita. Sicché in morte, in quella prima casa che vi toccherà ad abitare, o di vita eterna o di eterna morte, ivi dovrete stare per tutta l'eternità, o salva per sempre e felice in mezzo ai gaudi del paradiso, o per sempre perduta e disperata in mezzo ai tormenti dell'inferno. Pensate pertanto che tutte le cose di questo mondo presto dovranno finire. Felice chi si salva, misero chi si danna! Ricordatevi sempre di quella gran massima detta da Gesù Cristo: Che giova all'uomo guadagnare tutto il mondo e perdere l'anima? Questa massima ha spinto tanti cristiani a chiudersi nei chiostri o ad intanarsi nei deserti, e tante donzelle a lasciar il mondo per darsi a Dio e fare una santa morte. Al contrario, considerate la misera sorte che è toccata a tante dame, a tante principesse e regine, che nel mondo sono state servite, lodate, onorate e quasi adorate: ma se le misere si son dannate, che cosa giovano loro nell'inferno le tante ricchezze, le tante delizie e i tanti onori goduti, se non pene e rimorsi di coscienza che le tormenteranno per sempre, mentre Dio sarà Dio, senza veder mai alcun riparo alla loro eterna rovina? Ma diamo ora un'occhiata ai beni che dà il mondo in questa vita a chi lo segue, e ai beni che dona Dio a chi lo ama e per suo amore lascia il mondo. Promette il mondo grandi cose ai suoi seguaci; ma chi non vede che il mondo è un traditore che promette e non mantiene? Ma quantunque mantenesse le sue promesse, quali sono i beni che dà? dà beni di terra. Ma dà la pace, la vita felice che promette? no; perché tutti i suoi beni allettano i sensi e la carne, ma non contentano il cuore e l'anima. L'anima nostra è stata creata da Dio per amarlo in questa vita e goderlo nell'altra; onde tutti i beni della terra, tutte le delizie e tutte le sue grandezze vanno fuori del cuore, ma non entrano nel cuore, che solo Dio può contentarlo. Anzi Salomone chiamava tutti i beni mondani vanità e bugie che non contentano il cuore, ma lo affliggono: Vanitas vanitatum et afflictio spiritus. Ed infatti l'esperienza dimostra che chi più abbonda di tali beni, vive più angustiato ed afflitto. Se il mondo contentasse coi suoi beni le principesse, le regine, a cui non mancano spassi, commedie, festini, banchetti, bei palazzi, belle carrozze, belle vesti, gioie preziose, servi e damigelle che le servono e fanno loro corteggio, tutte queste signore sarebbero contente. Ma no; s'ingannano gli altri che le credono contente: domandate loro se godono piena pace, se vivono pienamente contente; che vi risponderanno? Che pace, che contente! Ciascuna di loro vi dirà che fa una vita infelice e che non sa che cosa sia la pace. I maltrattamenti che ricevono dai mariti, i disgusti che sono dati loro dai figli, le gelosie, i timori, i bisogni della casa le fanno vivere fra continue angustie ed amarezze. Ogni donna sposata può dirsi martire di pazienza: ma se ha pazienza; altrimenti patirà un martirio in questo mondo ed un martirio più penoso nell'altro. Quando altra pena non vi fosse, i soli rimorsi della coscienza basteranno a mantenerla continuamente tormentata, perché vivendo ella attaccata ai beni terreni, poco pensa all'anima, poco frequenta i sacramenti, poco si raccomanda a Dio; e priva di tali aiuti per viver bene non può vivere senza peccati e senza continui rimorsi di coscienza. Ed ecco che tutte le promesse di divertimenti fattele dal mondo diventano amarezze e timori della sua dannazione. Povera me! dirà, che ne sarà di me nell'ora della mia morte con questa vita che conduco, lontana da Dio e con tanti peccati, andando sempre di male in peggio? Vorrei ritirarmi a fare un poco di orazione, ma le faccende della famiglia e della casa non me lo permettono: vorrei sentir le prediche, confessarmi, comunicarmi spesso, vorrei frequentare la chiesa, ma mio marito non vuole; spesso mi manca l'accompagnamento necessario e gli affari continui, la cura dei figli, le visite e tanti intrighi che non mancano mai mi tengono chiusa in casa: appena nei giorni di festa posso assistere a una messa. Pazza me, che ho voluto sposarmi! mi potevo far santa nel monastero! Ma tutti questi lamenti a che servono, se non ad accrescerle la pena, vedendo di non essere più a tempo di cambiar la scelta che fece di restare nel mondo? E se le sarà amara la vita, più amara le sarà la morte. Allora vedrà intorno al letto le serve, il marito, i figli che piangono; ma tutti questi non le saranno di sollievo, bensì di maggiore afflizione; e così afflitta, povera di meriti e piena di timori per la sua eterna salute dovrà andare a presentarsi a Gesù Cristo che l'ha da giudicare. Al contrario una monaca che ha lasciato il mondo per Gesù Cristo quanto si vedrà contenta vivendo in mezzo a tante spose di Dio ed in una cella solitaria lontana dai disturbi del mondo e dai pericoli continui e prossimi che vi sono, per chi vive nel mondo, di perdere Dio! E quanto più si troverà consolata in morte nell'avere spesi i suoi anni in orazioni, mortificazioni ed in tanti esercizi di visite al sacramento, di confessioni, di comunioni, di atti di umiltà, di speranza, di amore verso Gesù Cristo; e quantunque il demonio non lasci di atterrirla con la vista dei difetti da lei commessi nella sua fanciullezza, però lo Sposo Celeste, per cui ella ha lasciato il mondo, ben saprà consolarla; e così piena di confidenza morirà abbracciata col crocifisso, che la condurrà nel cielo a vivere in eterno beata. E così, sorella benedetta, giacché dovete scegliere lo stato della vostra vita, scegliete quello che vorreste aver scelto nell'ora della morte. In quell'ora, ognuna che vede terminare la sua presenza nel mondo, dice: Oh mi fossi fatta santa! Oh avessi lasciato il mondo e mi fossi data a Dio! Ma allora quel ch'è fatto è fatto; altro non resta che spirare l'anima ed andare a sentir Gesù Cristo che dirà: Vieni, benedetta, a goder con me per sempre; oppure: Vattene nell'inferno per sempre da me separata. A voi resta dunque di eleggere: o il mondo o Gesù Cristo. Se eleggete il mondo, sappiate che presto o tardi ve ne pentirete; quindi pensateci bene. Nel mondo son molte le donne che si perdono; nei monasteri quelle che si perdono sono rare. Voi raccomandatevi al crocifisso ed a Maria Santissima, affinché vi facciano eleggere il meglio per la vostra salvezza eterna. Se volete farvi religiosa, impegnatevi anche a farvi santa: perché se pensate di vivere nel monastero in maniera rilassata ed imperfetta, come vivono alcune monache, non serve l'entrarvi; poiché vi farete una vita infelice, ed infelice sarà anche la vostra morte. Se poi ripugnate di chiudervi in un monastero, io non posso consigliarvi lo stato matrimoniale; mentre s. Paolo a nessuno lo consiglia, fuorché in caso di mera necessità, la quale spero non esservi per voi; almeno restatevi in casa vostra ed ivi procurate di farvi santa. Per nove giorni vi chiedo di pregare Nostro Signor Gesù Cristo di darvi luce e forza per eleggere quello stato che per voi è migliore per salvarvi. Pregate anche la Madonna di ottenetevi questa grazia con la sua potente intercessione.